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Articoli tratti dal settimanale L'Espresso 1976
"La rivista musicale cambia disco"
E cerca di diventare giornale d'opinione, o giornale di "dibattiti dal basso": Servirà questa via a far uscire i periodici underground dalla crisi?
di Marisa Rusconi
Milano. Le "voci" sono quasi da necrologio. La stampa giovanile del genere musicale-impegnato è morta o agonizzante. "Muzak" ha già chiuso. "Gong", .che si autodefinisce « mensile di musica e culture progressive », dopo aver superato, un, anno fa, una burrasca di bilanci disastrosi (e stava per "salvarlo" il solito editore d'assalto Andrea Rizzoli), oggi si dibatte di nuovo nei problemi finanziari. Altri fogli, più marcatamente underground, sono già spariti, oppure escono di tanto in tanto, quando e come possono, solitamente con numeri monografici (è il caso de "Il pane e le rose"). Eppure il lutto non si addice a questa stampa giovane, Non è ancora il momento di recitare il requiem sulla sua premature scomparsi. La situazione reale è molto più conplessa. Semmai si pub parlare di crisi di trasformazlone.
Vediamo il caso di "Muzak". Nonostante abbia sospeso, almeno per ora, la pubblicazione, a oggi più che mai sull'onda della notorieta, il suo direttore Giaime Pintor e l'intero collettivo redazionale, sono chiamati a difendersi davanti alla magistratura dall'accusa di corruzione di .minorenni. (L'antefatto, per cui si a parlato di un "caso Zanzara di 10 anni dopo", è noto: nel numero di novembre la rivista pubblicò un' inchiesta-questionario •sulla sessualità degli studenti. I risultati furono definiti, da studiosi di tutto rispetto, molto interessanti ed indicativi, ma il preside ed alcuni professori e genitori del liceo Visconti di Roma, giudicarono scandalosa l'iniziativa e denunciarono alla magistrature i suoi promotori). Insomma "Muzak" è ancora nell'occhio del ciclone, Come sempre.
Nato nel '73 come mensile musicale autogestito, "Muzak" riuscì a reggersi con le proprie gambe per un anno. Poi si affidò al sostegno finanziario della Publisuono, editrice di riviste tecnche specializzate, che aveva tutte le in-tenzioni di utilizzarla come serbatoio di pubblicità. Ma, a poco a poco, "Muzak" andava rovesciando le proporzioni tra contenuti musicali e contenuti politico-sociali: sempre meno divi pop o rock, sempre più inchieste sull'occupazione giovanile, sulla contestazione nelle caserme, sul disagio nella famiglia e nella scuola, sulla droga e, appunto, sulla sessualità. I temi musicali non erano scomparsi ma venivano trattati anch'essi in modo politico. Si è arrivati cosi all'esplosione della "bomba" inchiesta sul senso: "Muzak" finiva sul banco degli imputati. I finanziatori della Publisuono a questo punto hanno avuto paura, o forse è stata solo una coincidenza casuale di tempi poiché un editore con qualche intuito pubblicitario avrebbe potuto sfruttare la situazione a suo favore, tanto più che la rivista aveva ormai raggiunto le 35 mila copie di vendita. Ma è proprio nei giorni della prima seduta in tribunale, alla fine di giugno (il processo è stato poi rinviato el primo ottobre) , che i finti "mecenati" escono di scene, lasciando Pintor senza un soldo, ma padrone della testata. « Io però non la chiamerei rottura », precisa il giovane direttore, « piuttosto, separazione consensuale ».
Gia, ma, considerando che nessuno passera gli "alimenti", come pensano di cavarsela? « C'è di mezzo l'estate, tutto il tempo per i ripensamenti, le riflessioni. Sono stati presi contatti con un grosso editore progressista. Il collettivo di redazione, comunque, gia dalle prime riunioni, si è orientato verso il progetto di costituire una cooperativa. Certo, incontreremo grossi ostacoli finanziari, ma vogliamo evitare di essere comprati da un editore, più o meno "puro", anche perche it nostro pubblico è molto severo, molto moralista in questo senso». Un pubblico che, secondo un'inchiesta condotta dal giornale stesso, è composto per il 65 per cento da studenti, per il resto da lavoratori, studenti-lavoratori e militari. «Abbiamo costituito, in appoggio alla redazione, un "comitato dei garanti", in modo che siano rappresentati tutti i gruppi dell'ultrasinistra, ma anche del Pci. Non possiamo essere troppo gruppettari, perché della nostra indagine tra i lettori è risultato che la maggior parte preferisce il "partitone"»,
Per questo, fra i progetti più ambiziosi per il "Muzak" nuova edizione (il prossimo numero dovrebbe essere in edicola in coincidenza del giorno del processo), c'e un'altra inchiesta sul sesso, ma questa volta localizzata tra i giovani del Sud e della provincia. Quindi, con un questionario adatto alla situazione di minore liberta sessuale di chi vive in fondo allo stivale o in piccoli centri, Pintor e i suoi collaboratori non sembrano temere di essere giudicati "recidivi".
Non diversamente da altre iniziative politiche o culturali, "Muzak" guarda all'Italia meridionale come a una terra vergine e promessa. «Il Sud è importantissimo per la nostra area di diffusione. Li il giovane proletario sta muovendosi e molto più in fretta di quanto si è soliti pensare».
Ma il "Muzak" rinnovato dovrà essere diverso anche perché «alcuni recenti fatti, e soprattutto la festa del Parco Lambro, hanno dimostrato che le richieste dei giovani sono cambiate. E' forse finito il tempo delle feste; d'ora in poi bisognerà intervenire più a fondo sulle situazioni quotidiane, nei quertieri, nei circoli giovanili. Il giornale non può non tener conto di queste mutate esigenze».
Sullo stesso punto battono anche altri specialisti della stampa per i giovani. II Parco Lambro ha rappresentato veramente la cartina di tornasole della necessità di una svolta nel consumismo culturale (controculturale) giovanile. Dice Gianni Emilio Simonetti, uno studioso di cultura alternativa (autore di "Ma l'amor mio non muore", storia dell'underground in Italia): «Chi fa i giornali per i diciottenni ha ormai capito che o diventa rappresentante di gruppi d'opinione oppure tanto vale che accentui ii carattere esclusivamente musicale — evasivo o quello tecnico-specialistico». Si registra, con il solito ritardo, quello che è accaduto negli Usa, dove "Rolling Stones", una rivista che tira centinaia di migliaia di copie, nata come notiziario esclusivamepte musicale, costituisce oggi una leadership politica e intelletuale, tanto da poter influenzare l'opinione pubblica, nel caso, ad esempio, decida di appoggiare Jimmy Carter.
Se è scontato, dunque, che in Italia un settimanale "pop" che fa una spregiudicata promozione discografica e basta come "Ciao 2001", continui a vendere fra le 60 e le 80 mila copie, e se si può prevedere anche un buon successo per riviste tecniche specializzate di alto livello, come "Hi-fi", che in autunno uscirà potenziata e ristrutturata, occorre invece che periodici a metà strada tra il divismo musicale, l'informazione culturale e la contestazione politica, scelgano più chiaramente il proprio "target". E' il caso soprattutto di "Gong" (15.20 mila copie), che usa un linguaggio troppo sofisticato per gli emarginati (come si lamenta anche un lettore nell'ultimo numero), e, d'altra parte, affronta i temi ideologici in modo impegnato soltanto a meta (la redazione si colloca tutta in un'area genericamente di sinistra). Ma anche "Gong" ha programmi di ristrutturazione e potenziamento per l'autunno, quattrini permettendo.
Quanto a "Re nudo", la più vecchia delle riviste controculturali, sembra un segno indicativo della generale crisi di identità e di trasformazione il fatto che abbia sentito it bisogno di pubblicare, negli ultimi tre numeri, un questionario, sempre lo stesso, con lo scopo di tracciare un identikit 'del suo lettore. «Noi crediamo sia serio e lecito per ogni giornale cercare di capire cosa vogliono e cosa pensapo i propri lettori, nell'interesse reciproco di sapere se gli sforzi compiuti vanno nella direzione giusta. II nostro questionario è privo delle furbizie pubblicitarie per sapere se avete o non avete alta fedeltà, registratori ecc. Ed è invece totalmente indirizzato per sapere chi siete come soggetti politici». E infatti si chiede quale gruppo, parlamentare o no, piace di più (oltre ad «Almirante a testa in giù»), o se sono «cani sciolti», quali giornali leggono ecc... « Ma siamo stati degli idealisti: a tutt'oggi avete risposto in poco più di mille, meno dell' 1,5 per cento dei nostri lettori», conclude sconsolatamente "Re nudo". Troppo pochi per farsi un'idea del consumatore medio "alternativo". La crisi di trasformazione continua.
"Cancelliere, fate passare il signor Muzak"
Una delle piu serie riviste di giovani è accusata di oscenità. Che si tratti di un nuovo caso Zanzara?

di Gianfranco Giagni
Roma. Giaime Pintor e l'intero collettivo redazionale della rivista "Muzak" (fra gli altri Sandro Portelli, uno dei più importanti studiosi di musica popolare, Fernanda Pivano, ed il grafico del Psi Ettore Vitale) compariranno il 30 giugno davanti al giudice accusati di corruzione di minorenni. Il motivo è un'inchiesta-questionario sul sesso comparsa nel novembre scorso sul numero 7 della rivista. «Avevamo distribuito 5.000 schede in molte scuole d'Italia », dicono a "Muzak", «ce ne sono ritornate compilate la metà. I risultati sono stati definiti dal "Corriere della Sera" molto seri ed indicativi”. Fatto sta, comunque, che a presidi, professori, genitori la cosa non è andata giù. Scandalizzati dall'argomento, sono rimasti sconvolti dal tipo di domande (hai mai fatto l'amore? Ti sei mai masturbato? Hai mai avuto rapporti omosessuali? Raggiungi l'orgasmo? Quando raggiungi il massimo del piacere? Hai mai abortito?), arrivando a convocare, è il caso del liceo Visconti a Roma, assemblee, preoccupati per la moralita dei propri figli.
A prima vista il "caso Muzak" non sembrerebbe troppo dissimile dal "caso Zanzara" del liceo Parini di Milano, che una decina di anni fa fece venire alla luce i priomi sintomi del malessere studentesco segnando, in pratica, l'avvio della contestazione. Eppure, al di là dei dati, l'inchiesta sul sesso dimostra la differenza che passa fra la generazione di studenti negli anni Settanta e ,quella che durante il '68 si trovava dentro le scuole. La riscoperta del "privato", il mettere in discussione i "rapporti interpersonali" e quindi la propria sessualità a una conquista recente per il sedicenne, così come affrontare il discorso sulla droga, sulla famiglia. «Finalmente non si ha più paura o vergogna di parlare dei propri problemi sessuali», dice Giaime Pintor. «Noi con "Muzak" vogliamo solo essere il megafono delle discussioni che fanno gli stessi giovani protagonisti della svolta del 15 giugno. In realtà si vuole colpire un movimento che è molto forte».
Nato nel 1973 come mensile strettamente musicale, "Muzak" si è trasformato attraverso varie vicissitudini editoriali in rivista di "movimento". Ha formato un collettivo redazionale che, caso più unico che raro, vede insieme militanti extraparlamentari e del Pci (collaborano in modo abbastanza continuo Paolo Pietrangeli e Giovanna Marini). Del resto, dai dati emersi nel referendum proposto per capire chi sono i 35 mila lettori di "Muzak", risulta che il partito e l'uomo politico più amati sono il Pci e Berlinguer.
Ciò non impedisce a "Muzak" di battersi per la distinzione fra droga pesante e leggera (e per la de-penalizzazione di quest'ultima), contro la famiglia tradizionale, né di organizzare feste del proletariato giovanile vista come alternativa alle feste dell' "Unita". «Il fatto è », dice Lidia Ravera, condirettore di "Muzak", «che esiste fra i giovani di sinistra una presa di coscienza unitaria, al di la delle singole organizzazioni, su tutta una serie di argomenti, non ultima la sessualita. Forse i genitori credono che i figli siano asessuati, fino a che non leggono su un questionario che il sesso ce l'hanno e l'usano. Come conseguenza ci accusano di essere corruttori di minorenni».
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