La stampa musicale e rock specializzata cartacea in Italia. Dagli anni 60 al 2.000


di Guido Sfondrini - Pasquale Wally Boffoli


INTRO

 

Questo articolo racconta di quella che è stata la stampa musicale italiana dagli anni pionieristici a quando con gli anni 80 e 90 il livello qualitativo raggiunto si è consolidato con testate professionali, che hanno avuto un buon livello di diffusione tra gli appassionati di rock, blues e della buona musica in genere. Fino ai nostri giorni ed all'avvento delle webzines.

 

GLI ANNI 60 

 

Nel 1945 a Milano viene fondata da Gian Carlo Testoni e Arrigo Polillo Musica Jazz, storico periodico italiano, ovviamente dedicato alla cultura jazz e alla black music. Con la fine degli anni 50 abbiamo l’esplosione mondiale del rock n’ roll e il suo arrivo anche in Italia, con la rottura della tradizione melodica della canzone italiana e l’affermazione di Celentano, Mina, Modugno e dei vari “urlatori” che cominciarono ad imperversare anche a livello di vendite discografiche in quegli anni. Primo esempio di rivista che si è occupata di musica leggera e rock n ’roll è stato quello di: Il Musichiere, uscita nel 59 con il primo numero e legata alla omonima trasmissione televisiva condotta da Mario Riva; con la scomparsa di questi anche il giornale cessò di essere pubblicato. Poi con gli anni 60, il beat e il garage rock nostrano, escono nelle edicole: Tuttamusica, Giovani, Ciao Amici e Big, primi esperimenti di stampa musicale con propensioni “giovanilistiche” e modaiole, la fusione di queste due ultime testate darà luogo alla nascita di Ciao Big, che nel 69 diventa Ciao 2001, forse la prima testata italiana ad occuparsi di musica rock in maniera compiuta e professionale e che avrà anche un grande successo a livello di vendite per parecchi anni. Tra i collaboratori: Maurizio Baiata, Manuel Insolera, Enzo Caffarelli, Armando Gallo, Michel Pergolani. Altri titoli furono: Giovani e Il Nuovo Canzoniere Italiano, uscito nel periodo 68/75 e dedicato alla musica folk e con ambizioni di impegno legato alla politicizzazione imperante in quel periodo nella penisola.

 

GLI ANNI '70

 

Con gli anni 70 la musica rock si afferma definitivamente anche in Italia, diventando un fenomeno sociale e un genere di consumo, diffusa dalle radio nazionali con trasmissioni come Bandiera Gialla e Per Voi Giovani e dalle emergenti Radio Libere, cantautori e rock progressivo sono i generi di maggior successo, band come Genesis, Yes, Emerson Lake & Palmer e i loro cloni nostrani: PFM, Banco, Orme, Osanna e altri vendono parecchio e sono protagonisti nelle riviste rock degli anni 70: Gong, Muzak, Popster, Super Sound, Pop Records, sono alcune delle testate più conosciute e di maggior successo che ci accompagnano per tutto quel periodo; Gong e Muzak raggiunsero livelli critici ed informativi decisamente più alti ed eclettici rispetto a Popster, Super Sound e Pop Records, che seguivano le mode tra gossip e paginoni centrali con poster delle superstar dell’epoca. Parallelamente si sviluppa anche una stampa musicale e non solo, legata all’underground e ispirata a testate d’oltre manica come FRIENDZ, OZ e IT (International Times) o americane come The Village Voice fondata da Norman Mailer e Los Angeles Free Press. Le più note: Re Nudo diretta da Andrea Valcarenghi; Mondo Beat pubblicata a Milano nel 1965 e voce della cosiddetta “Barbonia City”, prima comunità hippy/beat italiana, situata nella (allora) estrema periferia milanese, in via Ripamonti. Fu violentemente sgomberata dalla polizia dopo mesi di feroci attacchi del Corriere della Sera e di altri giornali borghesi.

 

Roman High fanzine bilingue pubblicata per soli cinque numeri e Fallo! entrambe ispirate da Angelo Quattrocchi, esponente di punta dell’underground nostrano. Freak (uno ciclostilato, un caso particolare: all’inizio nel periodo 69/71 si chiamava Blues Anytime ed era “l’organo ufficiale” del John Mayall fan club of Italy), Nirvana che parlava anche di R N’ B e West Coast. Poi Insekten Sekte ideata da Matteo Guarnaccia e indirizzata verso la psichedelia, Cosa Nostra di Vicenza dedicata soprattutto al rock nelle sue varie esplicitazioni, Tampax pubblicata a Torino nel 72 e diretta da Giulio Tedeschi, con lui Gianni Milano, Riccardo Bertoncelli, Matteo Guarnaccia e altri, poi Puzz, A/Traverso, Get Ready e molte altre, una vasta galassia di numeri unici e di seguito locale, ma anche tanta creatività e buone motivazioni, ovviamente non si parlava solo di musica ma anche politica, arte, poesia, droghe, sesso, cinema e dei legami di tutto ciò con i movimenti giovanili politicizzati tipici di quel periodo. Nel 73 a Varese esce (per 3 numeri) Blues Power la prima fanzine italiana ad occuparsi esclusivamente di blues. diretta da Gianfranco Scala. Nel 75 alcuni appassionati, impegnati anche a livello commerciale con la musica rock: Paolo Carù, Marino Grandi e altri collaborano con la rivista dedicata all’Hi Fi Suono, con una rubrica intitolata Music Box che affronta con grande professionalità e competenza il rock, il blues, la roots music americana, sarà fondamentale per appassionare all’ascolto di queste musiche una generazione di ventenni dell’epoca (tra cui chi scrive).

 

GLI ANNI 80

 

Con l’arrivo degli anni 80, la “rivoluzione punk” e l’affermazione definitiva del rock, ma anche del blues e del folk, si ha anche in Italia una grande diffusione di ottime testate musicali specializzate, dirette con competenza e professionalità, lontane da quelle un po’ naif e un po’ provinciali degli anni 60 e 70. Si segnalano Il Mucchio Selvaggio, uscito nel 77 con il primo numero e diretto da Paolo Carù, Aldo Pedron e Max Stefani, molto attento al rock americano e anche con un occhio di riguardo verso il blues; Hi Folks, dedicato alla musica country, al folk e al blues soprattutto nella dimensione acustica e con in redazione Guitamacchi, Bovio, Monesi e altri, nell’82 esce il primo numero de Il Blues diretto da Marino Grandi, ancora oggi l’unico periodico italiano dedicato esclusivamente alla musica blues, su cui in Italia non c’è stato molto, parallelamente ad una certa “clandestinità” del movimento musicale blues italiano in quegli anni; Il Blues di Marino Grandi rimane tuttora la testata cartacea su cui leggere nel  modo più professionale ed esaustivo della musica del diavolo. Una rivista come Rockstar rappresentò il lato più patinato e mainstream dell'editoria rock italiana degli 80. 

 

Agli antipodi, molto importante nella sua crescita culturale esponenziale fu la cartacea Musica 80 (con annesso il semestrale di approfondimenti Almanacco MUSICA) con   firme come Riccardo Bertoncelli (il decano e papà della critica musicale rock italiana), Franco Bolelli, Peppo Delconte, Renato De Maria, Franco Berardi “Bifo” vicina al punk, alla new wave americana e californiana di Chrome, Residents e Tuxedo Moon, all’avanguardia ed alle sperimentazioni, alla musica ed al jazz creativi europei edamericani. Musica 80 poi era caratterizzata da un’accentuatissima connotazione ideologica e filosofica utopistica applicata alla musica, al cinema ed alla letteratura, determinata soprattutto dalla prosa non certo semplice di Franco Bolelli e Franco Berardi che ne faceva una rivista-oggetto in realtà ‘strano’ e ‘diverso’ da tutto ciò che era venuto prima e che sarebbe venuto dopo, un arditissimo esperimento editoriale che per fortuna durò abbastanza per rimanere scolpito nella memoria di tutti. Il primo numero del Buscadero (in origine l'ultimo Buscadero) esce nell’80, nasce da una costola del Mucchio Selvaggio, che col tempo e sotto la direzione di Federico Guglielmi, con la denominazione più semplice di MUCCHIO, allargherà il suo campo d’azione al cinema, alla letteratura, alla politica ed all’attualità, annoverando nelle sue pagine ottime firme come Carlo Bordone, John Vignola, Gabriele Pescatore. Il Buscadero continua tuttora la tradizione del parlare e scrivere di buona musica, poi Rockerilla, nata come rivista puramente dedicata al punk ed alla new wave (i primi numeri uscirono con un originale formato tipo quotidiano).

 

Rockerilla si indirizzò poi anche al recupero del rock anni 60/70, delle garage bands, con particolareggiate monografie sui gruppi  dell’underground americano e inglese; ottima anche Velvet che però ebbe vita breve, ci sono state poi testate minori come Rockstar (smaccatamente patinato-mainstream), Prisma, Vinile, Urlo e altre come Frigidaire, che tra le molte cose (fumetti, letteratura e polemiche varie) si occupava anche di musica rock italiana e straniera. Da segnalare anche l’esplosione e la nascita tra la fine degli anni ’70 e  tutti gli  ’80 di numerose Fanzines cartacee autoprodotte do-it-yourself, dall’estetica d’importazione UK-USA, devote al fenomeno punk e new wave: tra le più note Lost Trails di Claudio Sorge (uno dei giornalisti pilastri di Rockerilla e più tardi di Rumore) edita a Pavia e dedicata al recupero del rock anni 60, del garage e della psichedelia,  Shapes Of Thing, sulla stessa lunghezza d’onda ma con un occhio di riguardo anche al rock blues (con alcuni articoli di chi scrive, tra i quali Canned Heat e Steamhammer). C’erano anche Rockgarage di Mestre, Neoclima di Torino, Trance di Pisa, TVOR (Teste Vuote e Ossa Rotte), sull’hard core punk da Milano. Alcune delle testate citate in precedenza (Buscadero, Il Blues, Hi’ Folks) vengono pubblicate ancora oggi e sono diventate un appuntamento tradizionale per gli appassionati di musica dei vari generi.

 

... E DOPO?

 

In anni più recenti se ne sono aggiunte altre importanti ad ampliare l’offerta: Jam, Rumore, Blow Up, Late For The Sky, Raro, le belle Tempi Dispari e Musikbox specializzate soprattutto in cultura ed approfondimenti  progressive rock e krautrock- Kosmische Musik, fino a Bassa Fedeltà, ottimo magazine specializzato in punk, punk blues, lo-fi blues, sixties garage, noise, ed i simili e validi Metallic K.O e Punkster dalla vita brevissima – ahimè - tutti e due, sino a Vintage e Jamboree, dedite quasi esclusivamente alla cultura rock e giovanile anni ’50 e ‘60. Ciò che sta  accadendo nel terzo millennio in Italia è sotto gli occhi di tutti: è in atto una cronica crisi in generale dell’editoria cartacea, e nello specifico di quella specializzata musicale, nonostante recentemente qualche storico direttore, sprezzante del pericolo e dei violenti marosi in atto nel supporto cartaceo, ha voluto ritentarne la carta (ripetizione involontaria ma azzeccata!), pur se combinata con una veste online.

 

Qualcuna delle suddette storiche riviste cartacee - che nel frattempo per una logica stringente si è dovuta trasferire anche nel web - è in via di chiusura, strozzata dall’emergenza economica e dal mutamento delle modalità di lettura dell’utenza che si è in parte spostata nella rete: in deciso aumento al contrario il numero dei web-magazines musicali (webzine in sintesi) in Internet, che presuppongono e comportano una diversa organizzazione delle risorse umane a disposizione, dell'approccio giornalistico e deontologico, delle strategie critiche, informative e pubblicitarie. Solo per dirne una sono naturalmente molto più veloci del mezzo cartaceo e dei suoi tempi di pubblicazione, ma i contenuti si 'bruciano' altrettanto velocemente. Le webzines per essere credibili dovranno dimostrare professionalità, capacità critiche e di approfondimento pari alle gloriose riviste cartacee. La sfida è aperta.