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Parco Lambro 13 giugno 16 giugno 1974
RE NUDO. FESTA DEL PROLETARIATO
GIOVANILE
(di Daniele Caroli tratto da Ciao 2001 n.
29 del 21 luglio 1974)
Il 15 marzo scorso,
un'irruzione dei, carabinieri, nel Centro di Controcultura di «Re
Nudo», a Milano aveva portato all'arresto di quasi 70 persone. La
stampa nazionale aveva dato grande risalto all'episodio, ma ben poco
spazio venne concesso invece alle notizie dei giorni seguenti: rilascio
quasi immediato dei giovani fermati, inconsistenza di ogni accusa di
spaccio e detenzione di stupefacenti.
Alla disinformazione fornita dalla stampa ufficiale ha rimediato lo
stesso «Re Nudo», organizzando un festival pop al Parco Lambro di
Milano: una manifestazione cui hanno aderito organizzazioni
democratiche, politiche e culturali e cui hanno partecipato decine di
migliaia di spettatori.
Un gran successo o per questa edizione del Festival, denominato per
l'occasione «Festa del proletariato giovanile». Ci sono voluti alcuni
giorni per tirare i conti
La «Festa», che non ha registrato alcun incidente di rilievo, ha
richiamato per quattro giorni, (dal 13 al 16 giugno) migliaia di
spettatori con una punta eccezionale di sabato, per l'esibizione della
PFM.
Si sono avvicendati sul palco circa trenta «act», tra gruppi e solisti:
nomi celebri come Perigeo, Alan Sorrenti, Area, Premiata Forneria
Marconi, Battiato, attorniati da altri già parzialmente affermati
(Acqua Fragile, Biglietto per l'inferno, Rocky's Filj, Trip, Loy &
Altomare, Volo, Donatella Bardi, Stormy Six, Angelo Branduardi) e da
molti ancora sconosciuti al grosso pubblico. Tra questi ultimi da
segnalare le apparizioni del Canzoniere dei Lazio, dei gruppo La Comune
(con il suo spettacolo di musica e immagini) dei MAD (formazione legata
alle esiperienze degli Aktuala e soprattutto degli (o delle?) Arti, un
sestetto guidato dall'ex Trip Furio Chirico che ha saputo suscitare
l'interesse della critica ,e l'entusiasmo del pubblico.
Oltre al pop (ma questa definizione è ancora valida sono stati
presentati vari interessanti audiovisivi a cura del Comitato Vietnam e
dello stesso «Re Nudo». inoltre, un coraggioso esperimento: venerdì 14,
un'ora di musica contemporanea proposta da tre esecutori, Demetrio
Stratos degli, Area, Juan Hidalgo e Walter Marchetti, a quasi 20.000
spettatori che li hanno seguiti con grande attenzione. Da segnalare
ancora una divertente jam-session tra componenti della Premiata (Pagani
e Di Cioccio), del Volo (Radius e Tempera) e degli Area (Stratos,
Capiozzo e Tavolazzi), nel pomeriggio di domenica.
Una vera festa, dunque, perfettamente riuscita (a parte qualche
lamentela - a mio parere ingiustificata - sui prezzi di cibi e bevande:
forse qualcuno pretendeva, oltre alla musica gratis, anche i viveri
perché verrà documentata su disco. La Cramps pubblicherà infatti in
settembre un album doppio a prezzo speciale comprendente una selezione
dei materiale registrato durante la manifestazione. Salvo difficoltà
contrattuali davvero insormontabili (ma al momento tutto sembra
procedere bene) nel disco dovrebbero apparire: Area, Albero Motore,
Donatella Bardi, Battiato, Arti, La Comune, Marva Jan Marrow, PFM,
Ciampini & Jackson, più una scelta dei pezzi di musica
contemporanea e una jam-session svoltasi tra alcuni musicisti milanesi
(Finardi, Camerini, Villa
ecc.). L'album doppio, in cui si cercherà di ricreare l'atmosfera della
manifestazione, lasciando spazio anche a certi interventi dei pubblico,
verrà distribuito normalmente nel negozi ma sarà anche reperibile
tramite i «canali alternativi».
Per completare la panoramica della festa dei Parco Lambro ho scambiato
qualche parola con Mario Lavezzi del Volo e con Franco Battiato
Il Volo si è esibito due volte, venerdì e domenica. Lavezzi mi ha fatto
notare che la prima apparizione non era risultata soddisfacente per
questioni tecniche: l'impianto era stato già usato da diversi gruppi
prima di loro e non lo si era potuto regolare a dovere per la fretta.
Molto meglio la domenica: maggior tempo a disposizione e maggior
tranquillità per la formazione, che ha potuto così rendere al massimo.
Non sarebbe stato meglio dividere gli artisti serata per serata, a
seconda del tipo di musica proposto? «Non direi. In questo modo, è
vero, si verificano degli inconvenienti tecnici, perché si passa magari
da un cantante solista a un gruppo rock a una formazione con strumenti
acustici, e l'impianto va regolato ogni volta: ma così il pubblico può
ascoltare diversi generi di musica, fare dei confronti, imparare ad
apprezzare qualcosa che altrimenti resterebbe limitato al solito giro
“di intenditori” Com'era il pubblico? «C'era di tutto, dall'hippie
all'operaio alla signora di mezza età: tra i giovani c'era molta
confusione, in apparenza, ma la mia impressione è che anche quelli con
le idee poco chiare hanno un anelito a vivere in modo diverso, più
libero, E questo non può che essere positivo. Più grave la confusione
tra i musicisti: troppi quelli senza una direzione precisa, senza
un'espressione veramente personale».
Franco Battiato ha praticamente chiuso il Festival nella notte di
domenica, con un lungo «set» apprezzatissimo da un numero ormai ridotto
di persone. È attualmente impegnato nella realizzazione del nuovo
album, e sono occorsi alcuni giorni per rintracciarlo: alla fine l'ho
incontrato in studio, mentre s'impegnava con i tecnici e gli amici
Gianni Mocchetti e Gianfranco D'Adda per cucire insieme alcuni
incredibili spezzoni di nastro, contenenti registrazioni ottenute dalla
radio e opportunamente «filtrate».
«La Festa è andata indubbiamente molto bene. Un unico appunto, sul
piano organizzativo, andrebbe fatto per quanto riguarda i "vuoti" tra
un gruppo e l'altro: troppo tempo perso ogni volta per sistemare
strumenti e amplificazione. Ma la responsabilità va forse più agli
artisti - che in certi casi si dimostrano poco seri - che non ai
promotori della manifestazione. Per me, aver suonato tardi è stato
posìtivo: in questi Festival la musica passa spesso in secondo piano. È
l'ambiente, il “gesto”, a far spettacolo (come quando, durante il “set”
del Biglietto per l'inferno, un ragazzo è salito nudo sul palco, a
ballare). Io ero di fronte a pochi, in un clima rilassantissimo, e
l'attenzione e l'interesse degli ascoltatori erano completi». Qual è
stato il livello medio della manifestazione, dal punto di vista
artistico? «Abbastanza buono. Qualcosa è cambiato qualitativamente, per
il meglio: c’è qualche pretesa in più, girano più rapidamente le idee.
Ma una cosa resta, ed è preoccupante: gli artisti si preoccupano
ancora, soprattutto, di presentarsi al pubblico in un certo modo, per
l'affermazione, per strappare l'applauso, e tralasciano l'esigenza più
importante, quella di realizzarsi come musicisti, e quindi anche come
uomini».
Daniele Caroli

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