Hemicromis

Roma.
Solo due i numeri pubblicati. Molto diversi tra loro.
"Il primo è un foglio verde piegato in due, l'altro una lussuosa rivista multicolore" (dal catalogo I.A.P.)


Hemicromis n. 2


Sommario:


Pag. 1 Govinda *
Pag. 3 "Il vento mi punisce" e "Emigrante" due racconti di Luigi Cinque (poi musicista nel Canzoniere del Lazio)
Pag. 4 Un fiore nella dentiera della morte di Piero Verni
Pag. 5/6 Oh se mai farò della mia vita un prato di sole di Luigi Piccirilli (che noi chiamiamo Luigi II o Luigi il biondo per distinguerlo dal primo che è molto bruno)
Pag. 7 una lettera ( ...a forma di tavolozza) di Erminia
Pag. 8/9 Hare Krishna mantra*
Pag. 10/11 Living Music **
Pag. 12 Signora di Formentera*
Pag. 13 Arrivare a Mathala di Angela e Enrica (due amici di Carlotta)
Pag. 14 Il testo tradotto di "Ballad of Hollis Browne" di Bob Dylan e quello di "Guinevere" di Donovan
Pag. 15 Note ... (Una sorta di sommario...)
Pag. 16 La coscienza di Krishna*


* traduzioni e rielaborazioni a cura di Paola e Cinzia estratte dal disco "The Radha Krsna Temple" Apple records, mentre "Formentera lady" da "Island" dei King Crimson


Impaginazione, disegni e foto sono di Umberto Santucci dei Living Music


** "Il Living Music siamo noi di Hemicromis. Quando scriviamo, disegniamo, stampiamo, viene fuori Hemicromis. Quando suoniamo, cantiamo, cerchiamo di fare un po' di festa viene fuori il Living Music.
Naturalmente tutte e due le cose sono completamente improvvisate. Per Hemicromis ci incontriamo, ognuno porta la sua cosa, le mettiamo insieme, cambiamo qua e la finché la cosa ci funziona. Non c'è un piano editoriale, il prossimo numero sarà diverso dal primo.
Col Living Music è la stessa cosa. Ci si guarda, ci si ascolta, si crea un ambiente sonoro, si tira fuori un ritmo e si va avanti a suonare senza troppe preoccupazioni stilistiche, buttando dentro quello che ci piace in quel momento, il folk, la musica orientale, i mantras, roba elettronica, ritmi africani, rock, free, temi nostri, pezzi fatti da altri. Ci prepariamo con una specie di meditazione musicale - restare molto su un ritmo o su un accordo - che ci serve a farci superare certi condizionamenti: il proprio ego, ogni senso di violenza, e di risentimento reciproco, il bisogno di avere strutture ben definite a cui agganciare la propria insicurezza. Stiamo molto insieme, ascoltando dischi, per crearci una comunanza di idee prima di suonare. Quando suoniamo cerchiamo di fare arrivare la musica dall'insieme, dal fatto di trovarci in un certo ambiente, in certe condizioni che ogni volta sono diverse: è giusto perciò che anche la musica sia diversa.
Sappiamo che tutto questo è difficile per gli impresari, per i padroni dei locali, per gli organizzatori di spettacoli. E' un rischio che corriamo, e speriamo solo che qualcuno sia disposto a correrlo con noi.
Semplicemente crediamo in quello che facciamo, in questo gruppo poetico visivo musicale che si chiama Hemicromis o Living Music.
Non abbiamo strumenti e impianti molto costosi, e non abbiamo intenzione di farceli, perché siamo convinti che la musica non ha assoluto bisogno della violenza di 800 watt, e perché non vogliamo avere l'incubo di una lunga serie di cambiali da pagare. Abbiamo però tanti strumenti, elettrici, acustici, indiani, africani, popolari, costruiti da noi, che ci permettono di cambiare gli ambienti e i timbri sonori
."


(testo integrale contenuto a pagina 11)