Indian Paria,
numero 9 dedicato ai pellerossa, con testi di Gary Snyder,
Franco Beltrametti,
Gianni Milano e
Antonio Rodriguez.
Contenuti del n° 9:
- I saw the green Yuba river flow
(F. Beltrametti 8/11/72, Maidu poem)
- Indian Paria catalog
(lista completa di giornali alternativi indiani)
- Simboli grafici / tipi
- Toro Seduto / Cochise
- Karma-yoga (Gianni Milano/Shantiananda, disegni di Mizio Turchet)
- L'energia è eterna gioia (Gary Snyder, apparso in Gennaio '72 negli USA)
- da "Maitreya" (Pariananda / Antonio Rodriguez)
- segnalazioni stampa underground / poesia (Raffaele Perrotta)
- Frank Zappa
- International Alternative Press / poesia (Sante Notarnicola 21-12-1971)
- poesia e disegni (Ocram 72)
- Perchè Paria 9 è dedicato agli indiani? (Pariananda) / disegno di Ron Cobb
"Paria
P.O. Box 100 6962 Viganello, Ticino, Switzerland. Psychedelic revue
Direttore responsabile: Giorgio Mariani
Stampato presso le: E.G.P. distribuito da I.A.P.".
Numero non spillato Copertina stampata in rosso su carta bianca.
L'interno è in nero su carta rossa e rosa.
Formato 29,5x21 cm.
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Rivista
underground del Canton Ticino fondata da Antonio Rodriguez (o
“Pariananda”, come amava firmarsi) nel 1969 e pubblicata fino al 1975
in due serie distinte. La seconda serie fu distribuita in Svizzera,
Italia, USA, nel circuito di Re Nudo e Stampa Alternativa. La prima
ebbe una circolazione più "intima" e limitata.
Tra i collaboratori: Hermaus, Franco Beltrametti, Gianni Milano,
Ginsberg, Giorgio Mariani e tutti i freak out del Ticino, Zurigo (Hotcha), Friborgo (Revoltè).
"La
seconda serie, di 17 fascicoli, con sede prima a Locarno e poi a
Viganello (Canton Ticino, Svizzera), comincia con il n. 0 nell’estate
del 1970 e termina col n. 19 del dicembre 1975. Prima dell’ultimo
numero, e fuori numerazione, viene pubblicato, edito da Stampa
Alternativa, un opuscolo di poesie: West Coast Paria a cura di Franco
Beltrametti. E’ da notare che non esiste il fascicolo n. 1, o
meglio, il primo numero della serie è il n. 0, a cui seguì il n. 2. Non
esiste nemmeno il fascicolo n. 10, perché, scrive Antonio Rodriguez: “i
lay out furono consegnati allo IAP di Milano, e andarono persi nel caos
della sede (un’appartamento dove vivevano in comune un fottio di
persone che andavano e arrivavano ed Ignazio non riusciva a controllare
tutto)”. Ignazio Maria Gallino era il direttore della distributrice
International Alternative Press (IAP). Il fatto è rimarcato anche in
una lettera di Rodriguez a Gianni Milano. Infine non esiste il
fascicolo 17 ma nemmeno Rodriguez saprebbe dire se per errore o per
superstizione.
Ispirata
dichiaratamente per i suoi contenuti al Living Theatre, Paria si
distingue per una raffinatezza grafica che la colloca fra le
pubblicazioni underground di ispirazione internazionale. Le esplosioni
psichedeliche, i labirinti e gli intrichi delle scritture, i disegni e
le foto sono disposti secondo un gusto che si riallaccia alla storia
dell’avanguardia, dall’Art Nouveau al Futurismo a Dada fino alla
Bauhaus. Gli anni Sessanta avevano stravolto la vita di una
intera generazione, avevano messo in discussione tutti i luoghi comuni,
tutte le certezze, e avevano dimostrato che il paradiso era possibile
ora qui subito, pur che si mettesse in gioco la vita. Paria arriva alla
fine di questo percorso e prova a tradurlo in immagini. Aboliti i
confini tra vita quotidiana e poesia, un giornale non serve a rendere
conto di qualcosa a qualcuno, ma solo per comunicare qualcosa di sé ad
altri: parlar/si, scriver/si, immaginar/si, come si dirà nel ’77,
addosso. Comunicare. Paria non è la sola rivista che fa questo ma è fra
le poche a farlo con ricercata eleganza: le sue immagini si imprimono
nel ricordo senza offendere o colpire, magicamente: sono immagini che
vogliono cambiare e far cambiare con la forza della bellezza e del
pensiero. Non vogliono blandire, suggestionare, osannare. Vogliono
mostrare il meraviglioso possibile.
Anche per questo Paria non è etichettabile politicamente. Sulle sue
pagine passano tutte le esperienze alternative dell’epoca, il Living
Theatre principalmente, ma anche gli hippies, i renudisti e i
situazionisti, senza che la rivista perda la sua connotazione
specifica, a testimoniare una autenticità di fondo, la ragione per cui
quella comunicazione funzionava e poteva conservarsi nel tempo, parlare
anche a generazioni future, lasciare il suo minuscolo segno, una
traccia inconfondibile nella memoria."
(Presentazione a cura di Paolo Tonini dello Studio Bibliografico L'Arengario
estratta dal loro accurato catalogo/lavoro sulla rivista Paria)
E' disponibile il Pdf del numero 6 scaricabile da qui
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