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Riviste anni 60
Prima di passare sinteticamente in rassegna le prime riviste per
giovani degli anni 60 elenco alcune ottime riviste un po' più colte e
dedicate a musica jazz e classica, a cui sarà dedicato un piccolo
spazio specifico:
-Musica Jazz
-Disclub
-Jazz di ieri e di oggi
"Il Musichiere
è stata la prima rivista settimanale in Italia dedicata alla musica
leggera ed è durata solo fino alla morte di Mario Riva. Ma non si può
ritenere una pubblicazione rivolta ai giovani.
Il primo numero uscì l'8 gennaio 1959 e l'ultimo il 13 maggio 1965
Poco dopo è nata Tuttamusica,
settimanale anch'essa, prima rivista musicale che si rivolgeva
esclusivamente ai giovani, e parlava di Pavone, Celentano, Bobby Solo e
simili.
Il primo numero uscì nel novembre 1962 e l'ultimo il 5 agosto del 1965
Poi sono nati i vari Ciao Amici, Big e in seguito tutti gli altri."
Ecco un elenco essenziale seguito da un estratto di un articolo che
descrive tre delle riviste più importanti e il contesto in cui sono
state pubblicate.
Le
schede tecniche delle riviste Ciao amici, Big, Ciao Big, la serie
Giovani e Ciao 2001 sono curate dal collezionista Fulvio Fiore
Ciao Amici
Periodicità:
mensile: da anno 1 n.1 dicembre 1963 a anno 3 n.7 luglio 1965
quindicinale (e poi quattordicinale): da anno 3 n.8 del 15 luglio 1965 a anno 4 n.6 del 20 marzo 1966
settimanale:
da anno 4 n.6 del 20 marzo 1966 a anno 5 n.49 del 5 dicembre 1967 (gli
ultimi 5 numeri sono stati pubblicati dopo la fusione con BIG e la
nascita di Ciao Big, con limitatissima diffusione).
Questa
è la prima rivista musicale giovanile. Il primo numero, datato
“dicembre 1963”, è edito dalla società “Ciao Amici” s.r.l. con sede in
via Borgogna n. 2, Milano ed ha come direttore responsabile Guido
Castaldo. L’idea editoriale venne pedissequamente attinta dalla
rivista francese “Salut les Copains”, pubblicata l’anno precedente
dalla Filippachi Editirice. Infatti Ciao Amici è la traduzione in
italiano del titolo della testata transalpina che ebbe subito un enorme
successo in Francia, tanto da raggiungere tirature di 1.000.000 di
copie mensili.
Sino al numero 6 del giugno ’65, Ciao Amici ha uscite mensili, per poi
diventare bisettimanale dal numero 7 del luglio ’65 sino al numero 5
del 07/03/66 quando poi assumerà la veste di settimanale sino alla
definitiva chiusura della testata.
Dal numero 23 del 07/06/67 la rivista viene denominata “Ciao Amici Fab”
ed, alla stessa, viene allegato un manifesto numerato sino al numero 38
del 19/09/67, per un totale di 16 posters staccabili, quindi dal numero
39 del 26/09/67 torna ad essere “Ciao Amici” sino al numero 44 del
31/10/67 allorché, la casa editrice Balsamo, subentrata alla Ciao Amici
s.r.l., lascia la direzione della testata.
Vengono poi distribuiti da editore ignoto, con testata “Ciao Amici”,
altri 5 numeri ma, con il numero 49 del 05/12/1967, anche queste
pubblicazioni cessano e, quindi, questa è l’ultima uscita della prima
rivista musicale giovanile italiana.
Le
riviste pubblicate: anno 1963 – 1 numero; anno 1964 – 12 numeri; anno
1965 – 19 numeri; anno 1966 – 47 numeri; anno 1967 – 49 numeri.
BIG / Ciao Big
Periodicità:
settimanale.
Il
numero 1 della rivista, con sottotitolo “Il settimanale giovane”, reca
la data del 11/06/1965 ed è pubblicato dalla Confeditorial s.p.a.
Editrice, con sede in Roma, Via Giacinto Pezzana n. 88, direttore
responsabile Igino Lazzari. Rispetto a Ciao Amici, la nuova
testata ha un’approccio giornalistico, diciamo più impegnato, con
articoli di politica e critica sociale anche di pregevole fattura.
Big mantiene la stessa veste grafica sino al numero 44 del 01/11/67,
quindi dal numero 45 del 10/11/67 sino al 52 del 29/12/67 viene
pubblicata in formato rivista, tipo Ciao Amici ma, con il numero 1 del
05/01/68 assume un nuovo formato “tipo giornale” per 15 numeri sino
all’uscita del 12/04/68.
Qui le cose, però, si fanno complicate: dopo il numero 11 del 15/03/68
Big cambia editore, il nuovo è le “Edizioni Italeuropa s.r.l.”, con
sede in via di San Costanza n. 24, Roma e direttore resonsabile
Virgilio Bugamelli. Alla testata si aggiunge un “Ciao” e, pertanto, la
rivista diventa “Ciao Big”, assumendo però una doppia numerazione che
ha reso oltremodo difficile l’individuazione delle singole uscite per
tutto l’anno 1968. Infatti il numero 12 del 22/03/68 diventa anche il
numero 1 della “nuova serie” e così sino al numero 15-4 nuova serie del
12/04/68 quando cambia direttore responsabile nella persona di Giorgio
Cajati.
Con il numero 16-5 nuova serie del 17/04/68 Ciao Big cambia nuovamente
formato, da “giornale” a “rivista”, sino al numero 30-19 nuova serie
del 24/07/68.
Dal numero 31-20 nuova serie del 31/07/68 riduce ulteriormente le
dimensioni della rivista che manterrà sino alla chiusura, con la nomina
di un nuovo direttore responsabile nella persona di Gigi Movilia.
Con il numero 41-30 nuova serie del 09/10/68 terminerà definitivamente
la doppia numerazione, proseguendo secondo lo schema della “nuova
serie” giunta, come visto, al numero 30 per ulteriori 12 numeri, quindi
sino al numero 41 del 27/12/68 e completando, così, le 52 pubblicazioni
annuali.
Da questo numero editore diventa la Fratelli Fabbri s.a.s. con sede in Milano, via Cerva n. 4.
Il segreto, comunque, per non perdere la bussola per l’anno 1968 è
quello di fare esclusivamente riferimento alle date di uscita della
rivista e non alla numerazione.
Ciao Big, nella nuova veste grafica, chiude I battenti con il numero 3 del 17 gennaio 1969 ("Mi
ricordo ancora la telefonata di Sergio Modugno che mi dice l'intenzione
della Tattilo a fermare la pubblicazione di Ciao Big per concentrarsi
su MEN e PLAYMEN.... "Ci hanno uccisi!" mi disse Sergio. Allora Piero
Vivarelli, Fabrizio Zampa e Leoncarlo Settimelli e Paola Dessy erano
grandi collaboratori......" Armando Gallo)
Le
riviste pubblicate: anno 1965 - 30 numeri; anno 1966 – 52 numeri; anno
1967 - 52 numeri; anno 1968 – 52 numeri; anno 1969 – 3 numeri.
Ciao Big
Periodicità: settimanale
Questa
rivista nata dalla fusione delle due testate sopra elencate arrivò in
edicola col suo primo numero il 10 novembre del 1967 e terminò il 17
gennaio 1969. ("Mi ricordo ancora la telefonata di
Sergio Modugno che mi dice l'intenzione della Tattilo a fermare la
pubblicazione di Ciao Big per concentrarsi su MEN e PLAYMEN.... "Ci
hanno uccisi!" mi disse Sergio. Allora Piero Vivarelli, Fabrizio Zampa
e Leoncarlo Settimelli e Paola Dessy erano grandi collaboratori......" Armando Gallo)
La settimana successiva si trasformerà in Ciao 2001 (il primo numero è del 26 gennaio 1969)
MARIE CLAIRE GIOVANISSIMA – GIOVANI – QUI GIOVANI
Periodicità: Settimanale
Nata da una costola della edizione italiana della rivista di moda
“Marie Claire”, è edita dalla Aldo Palazzi Editore con sede a Milano in
via Zuretti n. 34, direttore responsabile Enrico Gramigna, “Marie
Claire Giovanissima” altro non era, per i primi 8 numeri, che un
librettino di 8 pagine inserito, appunto, nella rivista di moda, di
formato rettangolare di cm. 26X14.
Ma, con il numero 9 del 26/02/66, uscito nelle edicole venerdì
18/02/66, assumeva la veste di rivista settimanale dal titolo “Marie
Claire Giovanissima”. Allegato alla pubblicazione un manifesto di cm.
50X70 “double face” contenente, da una parte la foto a colori di un
cantante o attore e, dall’altra, la storia fotografica dell’artista con
immagini in bianco e nero.
Dal numero 11 del 12/03/66 la rivista assume il titolo di “Marie Claire
Giovani”, perdendo definitivamente il logo “Marie Claire” con il numero
16 del 16/04/66.
Di livello giornalistico inferiore, per contenuti, a Ciao Amici e Big,
si distingue però dalle altre riviste per la bellissima prima serie di
83 manifesti apparsi nel periodo 26/03/66 (numero 9) – 21/09/67 (numero
37) e per la prima serie di francobolli (36 uscite) apparsi dal numero
7 del 16/02/67 al numero 42 del 19/10/67, oltre che per le foto
autoadesive (dal numero 43 del 26/10/67 al numero 50 del 14/12/67) e
dalle innumerevoli offerte (foto, ciondoli e merchandising vario) che
Giovani offriva settimanalmente, su richiesta, ai propri lettori.
Giovani ha mantenuto la stessa veste grafica sino al numero 9 del
26/02/70 quando cambiava formato e titolo della rivista in “Qui
Giovani” dal numero 10 del 05/03/70 sino alla sua chiusura che avveniva
con il numero 19 del 08/05/74.
Le
riviste pubblicate: anno 1966 – 45 numeri; anno 1967 – 52 numeri; anno
1968 – 52 numeri; anno 1969 – 52 numeri; anno 1970 – 53 numeri; anno
1971 – 52 numeri; anno 1972 – 52 numeri; anno 1973 – 46 numeri; anno
1974 – 19 numeri.
CIAO 2001
Ultima
arrivata, sul finire degli anni ’60, Ciao 2001 sarà la più longeva
rivista musicale del settore, cessando le proprie pubblicazioni agli
inizi degli anni ’90, dopo oltre 25 anni di attività e con ben 1.200
numeri all’attivo. Rivista delle Edizioni Libri e Giornali di
Attualità s.r.l., con sede in Roma, via Cavour n. 261, direttore
responsabile Rosario Pacini, viene immessa nel circuito delle edicole
con il numero 1 del 26/01/69.
Rispetto alle altre riviste del settore, anche per motivi di
collocazione storica, in Italia siamo nel periodo post contestazione
sessantottina ed in prossimità dell’autunno caldo operaio del 1969, la
testata ha inizialmente un taglio molto politico ed è orientata,
redazionalmente, più verso la moda ed il cinema che non per la
musica.
Contrariamente a quanto pensano in molti, Ciao 2001 non ha nulla a che
vedere con la moribonda “Ciao Big” che, come abbiamo visto, cesserà le
proprie pubblicazioni in concomitanza con l’uscita del primo numero
della rivista e, questo, molto probabilmente, può aver generato
l’equivoco.
Come detto, è solo verso la fine del 1969 che Ciao 2001 virerà
decisamente verso l’argomento musica, non abbandonando comunque
l’approdo iniziale di genere culturale/sociale.
Ciao 2001, comunque, è da considerarsi una rivista più orientata, per
collocazione storica, verso gli anni ’70, periodo di suo maggior
successo quando le tirature raggiunsero le centinaia di migliaia di
copie e, quindi, per la presente ricostruzione storica, è di relativa
importanza.
Scriveranno per la testata grandi giornalisti musicali quail Enzo
Caffarelli, Maurizio Baiata, Dario Salvatori e sarà anche la culla
musicale del programma televisivo di successo della metà degli anni ’70
“L’altra Domenica” di Renzo Arbore tramite i collaboratori
Michael Pergolani e Armando Gallo.
La rivista chiuderà I battenti con il numero 49/50 (anno XXV° - numero
1.202) uscito, probabilmente, nel gennaio 1994, salvo un ulteriore
tentativo effimero di rinascita negli anni 1999/2000 con una dozzina di
numeri non più settimanali ma mensili.
Le riviste pubblicate: anni 1969/1994 – 1.202 numeri.
Il Nuovo Canzoniere Italiano.
Contemporaneamente ai periodici sopracitati, viene pubblicata questa
rivista con periodicità ed editore variabile (Edizioni Avanti per i
primi 4 numeri, Edizioni del Gallo fino al numero 9/10). Una
pubblicazione di ricerca socio-politica sulla musica popolare, della
quale escono 10 numeri fino al novembre 1968 costituenti quella che
possiamo definire la prima serie della rivista. La serie successiva
riparte con il numero 1 nel novembre-dicembre 1970 e ne vengono
pubblicati solo due numeri, editi entrambi dalle Edizioni del Gallo con
Sapere edizioni. Della terza serie usciranno 4 fascicoli dall'aprile
1975 al marzo 1977 per le Edizioni Bella Ciao s.r.l.. Di seguito è riportata l'introduzione contenuta sul primo numero pubblicato nel luglio 1962.
Un canzoniere
In
questi ultimi anni anche nel nostro paese, sotto lo stimolo di alcuni
studi critici recenti e di un più vasto movimento d'interesse, si e'
venuta sviluppando un'attenzione specifica per problemi della musica
popolare Intesa secondo concetti e metodologie moderne e aggiornate. In
un simile promettente fervore ha trovato posto, in posizione non
secondaria. anche la ricerca e lo studio di quel materiale musicale,
popolare e popolaresco, che ha contenuto e Indirizzo sociale che cioe'
testimonia, in termini più o meno espliciti e consapevoli, delle
vicende politiche, in senso lato, del nostro paese, viste non più in
una prospettiva ufficiale e borghese, ma a livello popolare. Dopo aver
sentito ripetere, per anni, che la nostra tradizione non poteva offrire
che modesti documenti di carattere politico-sociale e dopo aver invano
consultato le vecchie raccolte di canti e i vecchi studi elaborati
dalle scuole romantica e positivistica, alcuni giovani ricercatori
hanno intrapreso un'opera di ricognizione che, In bre ve, ha dato
frutti inattesi. Nel corso di poche campagne di ricerca sono già venute
alla luce parecchie decine di canti di varia epoca, di vario carattere
e, soprattutto, di vario significato (e valore), ma tutti altamente
caratteristici di una situazione culturale e quindi di un clima
storico. Molti di questi canti hanno un prevalente valore documentario,
ma non mancano testi e musiche di più preciso interesse poetico e
musicale, pagine non Indegne di figurare accanto agli esempi più belli
e intensi dei generi non politici. E' chiaro che un'opera di questo
genere presuppone una visione rinnovata del concetto di folklore e ha
bisogno di una precisa guida metodologica e ideologica, in quanto i
vecchi schemi della disciplina folkloristica dimostrano facilmente, a
contatto con una realtá più complessa, più articolata, più
contaminata, la loro scarsa efficacia. Per procedere lungo questa
strada di raccolta e di studio è allora indispensabile, un'ipotesi di
lavoro che chiarisca alla luce dell'esperienza culturale-politica e
delle risultanze pratiche, una serie di presupposti d'opinione di
metodo e ciò al fine di evitare i pericolosi equivoci insiti in un
lavoro esplorativo che si svolge sul terreno quasi ignoto del
popolare-popolaresco. Una tale ipotesi di lavoro ha, ovviamente,
bisogno di un continuo Impegno di riscontro, sul testi e sui modelli e
nessuno di noi può ancora riconoscere, nei risultati, un'elaborazione
ideologica conclusa e quindi sicura. Tuttavia, quanto già raggiunto,
sia nel campo pratico che in quello teorico, consente una prosecuzione
non incerta del lavoro, anche se vari punti attendono ancora una
chiarificazione che potrà soltanto venire da una comparazione più ampia
di documenti.
Lo
scopo di questo Nuovo canzoniere Italiano non è però quello di
sviluppare in termini scientifici lo studio del materiale
polìtico-sociale della nostra consuetudine popolare e popolaresca (una
simile distinzione è quanto mai necessaria in questo campo di ricerche
che proprio sul confine non sempre definito dei due generi si muove e
opera), ma di avviare, a lato di una saggistica specifica riservata a
sedi più opportune, una nuova misura dell'interesse della cultura
italíana per i documenti e i problemi di quei dati della cultura non
ufficiale (nel nostro caso canzoni) che testimoniano la protesta
politica e sociale In prospettiva storica e nello stato attuale.
Accanto
a testi raccolti nel nostro paese, il Canzoniere pubblicherà documenti
politico-sociali di altre nazioni e altri continenti, secondo
suggerimenti di attualità e riferirà anche sul lavoro creativo, in
Italia e fuori d'Italia di quegli autori e di quei cantanti che si
dedicheranno a creare, su temi vecchi e nuovi, canzoni che al filone
del documento politico s'indirizzano. Da tutto ciò dovrebbe uscire, è
nostra speranza, un quadro quanto mai ampio e suggestivo, magari con
intenzioni, qualche volta, di esplicita provocazione.
Torna ad inizio pagina
Di seguito propongo la versione quasi integrale dell'articolo di Diego Giachetti dal titolo Tre riviste per i "ragazzi tristi" degli anni sessanta,
tratto dalla rivista "L'impegno" (a. XXII, n. 2, dicembre 2002 ©
Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea
nelle province di Biella e Vercelli)
(...)
"Ciao Amici", "Big" e "Giovani" (...) erano riviste a larga tiratura,
fatte per un pubblico giovanile, ben diffuse sul territorio nazionale,
lette e commentate da un pubblico indistinto ma numeroso; erano riviste
interattive, si direbbe oggi, perché i giovani lettori scrivevano
lettere che erano regolarmente pubblicate e che rappresentano una fonte
primaria per "sentire" quale fosse la coscienza generazionale che
questi giovani cominciavano a maturare, il grado del loro distacco
dagli adulti e della loro critica, ancora "epidermica" e non politica,
alla società. (...)
"Ciao Amici"
La prima rivista per i giovani che comparve nelle edicole nel dicembre
del 1963 fu "Ciao Amici". Concepita per rivolgersi direttamente al
nuovo pubblico giovanile, era scritta e pubblicata apposta per i
giovani, i quali stavano diventando i nuovi protagonisti dell'estate e
delle vacanze: "I protagonisti di questa estate siamo noi" - si poteva
leggere nell'editoriale del numero dell'agosto 1964. "Mai visti tanti
dischi per l'estate (rivolti a noi), tanti capi di vestiario (rivolti a
noi), tante bibite (che fanno pubblicità per noi), gelati, ecc... Si
stanno accorgendo di noi, ci stanno scoprendo: in America, in
Inghilterra, in Francia, la cosiddetta industria dei 'teen-ager' è in
costante espansione [...] Qui in Italia è un'industria che sta nascendo
lentamente, con il solito ritardo". Un'industria nascente che si
apprestava a sfruttare le potenzialità di un nuovo mercato, quello
rappresentato dalla domanda di beni di consumo da parte dei giovani. I
dati di un'inchiesta1, ripresi dalla rivista, indicavano che nelle
tasche di 6.600.000 giovani italiani circolavano 250 miliardi di lire.
Tolti 50 miliardi che mettevano da parte per comprare vespe e
lambrette, gli altri 200 erano spesi annualmente nel seguente modo: per
la musica 23,5 miliardi (12 per l'acquisto di 15 milioni di dischi, 5
per i giradischi, 6,5 per gettonare le canzoni nei juke box); consumi
voluttuari (bibite, dolciumi, sigarette) 50 miliardi; cura della
persona (abbigliamento, cosmetici, acconciature) 25 miliardi; mezzi di
trasporto (motorette, biciclette, automobili) 22 miliardi; cultura,
informazione e svago (libri, quotidiani, riviste illustrate, fumetti)
20,5 miliardi; spettacoli sportivi e cinematografici 21 miliardi; altre
spese 38 miliardi. Un'altra inchiesta, svolta in redazione tra una
ventina di giovani, si riprometteva di definire le caratteristiche del
loro mondo ideale. Esso doveva basarsi su un'eguaglianza assoluta tra
ragazzi e ragazze, sull'assenza di leggi, tranne quella dell'amore.
Dovevano essere previste punizioni per l'ipocrisia e la slealtà. Il
lavoro non doveva essere vincolato a "costrizioni d'orario" e per i
lavori più faticosi dovevano essere previsti orari più leggeri. Tra le
innovazioni rivoluzionarie da introdurre nel nuovo mondo vi era la
completa uguaglianza razziale e quella dei diritti. Andava abolita
l'abitudine di pontificare i pasti ("ognuno mangia se e quando ne ha
voglia"), gli "auguri di Natale e lo champagne a capodanno", l'anello
di fidanzamento, la tombola e i pacchi dono a Natale; insomma,
concludevano, "tutte le sacre tradizioni". Per ora, però, aveva
stabilito la rivista in una precedente inchiesta veloce tra i giovani,
non si parlava di politica, "se mai solo tra qualche anno"2, anche se
era costretta ogni tanto a fare i conti con la guerra nel Vietnam e in
diverse note editoriali traspariva la sua simpatia per la
socialdemocrazia europea e italiana. Nell'aprile del 1966 aveva
esaltato l'affermazione elettorale dei laburisti inglesi, un partito
giudicato molto simile e vicino ai nostri Psdi e Psi, di cui auspicava
con favore l'unificazione, in nome del progresso dei lavoratori, della
giustizia sociale e della pacifica convivenza fra stati. L'inasprirsi
della guerra nel Vietnam costringeva la rivista a prendere posizione
contro tutte le guerre in nome di una rivolta giovanile e
generazionale, facendo proprio lo slogan di provenienza americana "fate
l'amore non fate la guerra". Dopo aver precisato per l'ennesima volta,
e in una forma ormai quasi ossessiva, che non intendevano "fare della
politica", rivendicavano il diritto di dire: "[...] ne abbiamo
abbastanza [...] siamo la prima generazione nata fuori dal vaso. La
goccia famosa. [...] Ci sono ragazzi [...] che devono piantare studi e
famiglia per andare a combattere per qualcosa che non li riguarda, a
uccidere gente che non hanno mai conosciuto [...] Adottiamolo anche noi
il motto che circola in questi giorni e che la libreria Feltrinelli sta
diffondendo: Facciamo l'amore non la guerra"3.
"Big"
Nell'ottobre del 1967 l'esperienza della rivista si concludeva
bruscamente perché la società editrice che la finanziava abbandonava la
direzione aziendale per finanziare "Big". "Big", infatti, era il titolo
del "settimanale giovane" il cui primo numero era comparso nelle
edicole nel giugno del 1965. La rivista puntava sui giovani, su "quello
stato di grazia che si chiama giovinezza" e che "oggi dura molto più a
lungo di una volta", per farsi interprete non della spensieratezza e
della superficialità del vivere giovanile, ma della "solitudine" dei
giovani, per provare a comprendere perché tali stati d'animo si
trasformavano "all'improvviso in travolgenti sfrenatezze", per dire che
era lontano dal loro modo di vivere e di pensare "la serenità e la
letizia"; la giovinezza non era l'età più felice dell'esistenza umana,
come affermavano bonariamente gli adulti: "è l'età colma dei timori,
delle meraviglie, dello scontro con le cose sgradevoli della vita"4.
Sulla stessa onda anche Rita Pavone, la quale sosteneva che
l'emancipazione giovanile era solo agli inizi e che molte battaglie
erano ancora da fare per ottenere che la maggiore età fosse abbassata a
diciotto anni e non più a ventuno e con essa anche il diritto di voto
per i giovani diciottenni: "se è ammesso che possiamo lavorare a
diciotto anni, perché non possiamo votare a diciotto anni?". Per poter
uscire da soli, senza essere accompagnati dai genitori, dai nonni,
dagli zii, per poter scegliere i propri amici, per potersi vestire come
piaceva. Si lamentava poi che tanti, troppi, parlavano dei giovani,
senza lasciare la parola ai giovani e faceva l'esempio delle
trasmissioni radiofoniche chiedendosi: "Perché non possiamo avere
trasmissioni tutte per noi?" E concludeva con rabbia amara: "[...]
questo non è ancora il mondo dei giovani, è il mondo dei genitori e dei
nonni. Se mai, l'unico fatto nuovo è che noi, oggi come oggi, abbiamo
voglia di farci sentire, di parlare, di discutere, di gridare i nostri
problemi"5. La rivista conosceva un grande successo di pubblico, la sua
tiratura media si attestava sulle quattrocento-cinquecentomila copie,
con una resa che non superava il 15 per cento. Organizzava raduni
musicali giovanili a Bologna, Roma, Napoli, Torino, Genova e in altre
città che riscuotevano un notevole successo di pubblico giovane.
Intanto la rivista si andava organizzando sul territorio con la
creazione di veri e propri fan clubs e un Congresso nazionale di "Big"
che si tenne a Roma il 24 e 25 settembre ed elesse novantadue segretari
provinciali, diciannove regionali e un consiglio nazionale dei
supporters di "Big". L'intenzione era quella di creare in ogni
provincia un centro di raduno dei supporters con discoteca, centro di
ascolto delle novità discografiche, centro studi, juke box e diffusione
di materiale e riviste giovanili: "[...] dobbiamo essere organizzati
[...] finirà l'isolamento dei giovani [...] abbiamo diritto al peso che
ci meritiamo. Conoscerci, usare dei luoghi d'incontro dove i ragazzi
possano discutere i loro problemi"6. Di politica, per il momento, era
meglio non parlare. Ad una giovane lettrice di Siracusa che si diceva
esperta di Gene Pitney e Adriano Celentano, ma ignorante in fatto di
politica, e chiedeva quindi lumi, anche perché di lì a poco avrebbe
dovuto votare, il direttore rispondeva testualmente: "[...] bellissimo
questo argomento [...] ma l'editore, pena la testa, ci ha diffidati ad
usare anche la sola parola 'politica'..."7. Un "rifiuto" della politica
che sfociava in una vera e propria presa di distanza critica da essa e
dai partiti in occasione delle elezioni amministrative del 1966. In
questo caso l'editoriale di "Big" entrava nel merito di come votare
affermando: "[...] evitate con cura quei partiti i quali dimostrano di
tenere in scarsa considerazione la libertà. [Non votate] quei partiti
che si sono schierati contro i giovani e la mentalità giovanile. Tenete
sempre presente che gli unici autentici esempi di civiltà e di
democrazia ci vengono dalla Gran Bretagna e da alcuni paesi del Nord
Europa.[...] Non siamo per il centro sinistra. [Non abbiamo capito] se
questo centro sinistra è di centro, di sinistra o, addirittura, di
estrema destra"8. La guerra del Vietnam indignava molti lettori che
scrivevano lettere di protesta, invitando anche la rivista a prendere
posizioni più nette e critiche nei confronti del governo americano.
Appelli a cui "Big" non era insensibile, e così il 3 maggio 1967 in un
editoriale si affermava perentoriamente "c'è la guerra nel Vietnam",
non si poteva più restare indifferenti, né lasciare che il tema fosse
trattato solo dagli "autori di canzonette che ne traggono rime dai
facili guadagni". Nell'agosto del 1967 si realizzava la fusione tra
"Big" e "Ciao Amici" e nel novembre usciva la nuova testata frutto
dell'unificazione, che si chiamava appunto "Ciao Big". Una sistemazione
alquanto provvisoria; dal gennaio 1968 (1969, un piccolo refuso, ndc.)
infatti la testata cambiava ancora e diventava "Ciao 2001". Iniziava,
sia nel formato sia nei contenuti, una nuova serie della rivista. In un
contesto in cui la dimensione dell'impegno politico e culturale
pervadeva ormai il mondo giovanile, sulle pagine della rivista
diminuivano gli articoli d'inchiesta sui giovani e sui fatti di
costume, mentre aumentava lo spazio dato ai servizi sui cantanti e sui
complessi italiani e stranieri; veniva meno, però, il tentativo di
leggere la musica leggera come fenomeno legato all'insorgenza della
protesta giovanile.
"Giovani"
All'inizio del 1966 la rivista "Marie Claire" pubblicava due numeri
speciali intitolati "Giovanissimi". Visto il successo dell'iniziativa
"Marie Claire" era soppressa e sostituita da una nuova testata,
"Giovani" il cui primo numero compariva nelle edicole nel marzo del
1966. Anche "Giovani" si rivolgeva ad un pubblico prettamente giovanile
che sempre più, a differenza di una volta - scriveva in un editoriale
Claudia Cardinale - nel campo dei costumi e dei gusti aveva raggiunto
un "comune denominatore", grazie al contributo "della canzone moderna"
che "univa i giovani di tutto il mondo"9. Nel maggio del 1966 il club
giovani legato alla rivista dichiarava già diecimila tesserati; un anno
dopo erano ventimila. Comuni alle tre riviste molti degli argomenti
trattati: riforma della scuola superiore, dei suoi programmi antiquati;
settimana scolastica corta con sabato libero e niente compiti per il
lunedì; introduzione dell'educazione sessuale nella scuola; divorzio,
libertà sessuale, verginità, fedeltà matrimoniale, flirt, scappatelle;
obiezione di coscienza; libertà di scelta nel campo delle amicizie
giovanili e del matrimonio; richiesta di abbassare la maggiore età ai
diciotto anni; derisione del conformismo, dell'ipocrisia e del falso
perbenismo degli adulti; attenzione alle mode culturali, di costume e
musicali inglesi, americane; reportage sulla nascita dei movimenti
giovanili in altri paesi europei (hippies, provos); attenzione
all'evoluzione musicale nel nostro paese con particolare riferimento
alla musica beat e al dibattito tra Linea Gialla e Linea Verde;
attenzione alle forme di protesta e di rivolta di costume italiane:
musica, luoghi di ritrovo giovanile, minigonna, capelloni; ampio spazio
alle lettere dei giovani lettori, che esprimevano il loro malcontento,
la loro insofferenza verso il perbenismo e la morale corrente;
lunghissimi dibattiti sui capelloni, sui difficili rapporti con gli
adulti e con i genitori, sulle fughe da casa.
Note
1 F. P. Conte (a cura di), Un mucchio di quattrini, in "Ciao Amici", n. 9, 1 agosto 1965.
2 Cfr. rispettivamente le due inchieste a cura di A. M. Mori, Il mondo
ideale, in "Ciao Amici, n. 3, marzo 1965 e Politica, ne parleremo tra
qualche anno, in "Ciao Amici", n. 9, settembre 1964.
3 Facciamo l'amore non la guerra, in "Ciao Amici", n. 40, 2 novembre 1966.
4 Cfr. Agli amici, ai lettori, e Meti, La busta rosa, la busta azzurra,
entrambi in "Big", n. 1, 11 giugno 1965.
5 Rita Pavone, Non è vero che il mondo è dei giovani, ivi.
6 Serrare le fila, in "Big", n. 36, 7 settembre 1966. Al congresso
nazionale partecipavano l'Equipe 84, i Rokes, Little Tony, i Corvi,
Nico Fidenco, i Rokketti, i Giganti, Ricky Shayne, i Monaci. I dati
relativi alla diffusione della rivista sono tratti da Gianni Borgna, Il
tempo della musica, Bari, Laterza, 1983, p. 82.
7 La lettera e la risposta sono in "Big", n. 11, 20 agosto 1965.
8 Votare, oh, oh, in "Big", n. 24, 15 giugno 1966.
9 Claudia Cardinale, Claudia vi dice, in "Giovani", n. 12, 19 marzo 1966.
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