i giorni cantati

Giorni cantati

Introduzione alla nuova serie contenuta sul numero 5 della primavera '84 e il relativo Sommario:

I Giorni Cantati è nato nel 1972 come bollettino, fortunosamente ciclostilato, destinato a presentare le ricerche del circolo Gianni Bosio sulla cultura di base, operaia e contadina, a Roma e nel Lazio. Nel 1981, dopo 12 numeri, si è trasformata in una rivista con un impegno molto più ambizioso di ricerca teorica, una prospettiva nazionale e collegamenti e interessi internazionali: in questa veste, sono usciti tre fascicoli (4 numeri), dedicati rispettivamente a «Storia, memoria e immaginario», a «L'improvvisazione e la regola: la spontaneità possibile» e ad «Incontri ravvicinati: i soggetti politici della ricerca». Questo numero apre una fase ancora nuova, in cui il recupero della centralità del documento - l'intervista, la musica, l'immagine - si ricollega alle esperienze iniziali, ma con tutti gli arricchimenti derivati dal lavoro degli ultimi anni.

Le novità sono anche di carattere organizzativo. Tornando alla gestione diretta della stampa e della diffusione da parte della Cooperativa Gianni Bosio, I Giorni Cantati si avvale anche delle capacità produttive e della collaborazione di altri organismi culturali di base. In particolare, partecipano al lavoro della rivista i ricercatori della Cooperativa Pagliaccetto di Roma, da anni attiva nel lavoro politico e di ricerca nell'Agro Romano; e gli operatori del Centro internazionale Crocevia, un organismo di volontariato internazionale che opera in prevalenza in America Latina e in Africa. Si rafforza e si consolida l'approccio già sperimentato negli ultimi numeri, che affianca ad un massimo di «localismo» una prospettiva internazionale sempre più rilevante: così questo nume ro, dedicato quasi interamente all'America (e preparato con la collaborazione deII'Appalachian Project dell'Università di Roma; di gruppi universitari e di base in Kentucky e in Tennessee; della giornalista Linda Eklund di New York) comprende un'appendice - anteprima di ricerche future - che si occupa invece del Lazio, nostro retroterra immediato.

La rivista continuerà con periodicità trimestrale, resa più affidabile dall'autogestione; e manterrà un carattere monografico (anche se tendenzialmente meno accentuato che in questo e nei prossimi numeri, fascicoli di transizione che riflettono la fase attuale di ricerca dei gruppi che producono la rivista). I numeri in preparazione saranno dedicati: alla terra e al suo significato economico e culturale; alla cultura musicale africana; a una ricognizione di tendenze e risultati della storia orale; alle forme di comunicazione di base nei paesi in via di sviluppo.

Questi fascicoli serviranno a mettere a punto uno strumento di maggiore flessibilità e diffusione, destinato a trainare un complesso di iniziative di produzione culturale (già ora in fase di progettazione e prima realizzazione) nel campo editoriale, musicale e degli audiovisivi. Si tratta di mettere in pratica l'indicazione emersa, ad esempio, nel secondo incontro nazionale di storia orale (Terni, aprile 1983), dove era stata evidenziata la necessità di una rete di collegamenti capace di un'attività produttiva stabile per dare spazio alla ricerca, all'elaborazione ed all'organizzazione della cultura di base e dell'uso delle fonti orali.

SOMMARIO

Pete Seeger, «Quite Early Morning»
Pedro Pietri, «Come distinguere i vivi dai morti: la poesia nelle strade del barrio»
«Frankie Lymon, la cultura di strada: usa e getta»
«Due interviste»:
Linda Eklund, «"Body Mechanic": la macchina del corpo»
Linda Eklund, «Immagini dal sottosuolo: graffiti di New York»
«Hip-hop: folklore metropolitano?»
«Southern Appalachians. Il rovescio dell'America»
Hazel Dickens, «West Virginia, My Home»
«Cronologia dell'Appalachia»
Joe Begley, Al generale Custer e le compagnie minerarie»
«Darlin' Corey»
Peg, «La maledizione delle montagne»
«Granny Hager: la storia incisa sul corpo»
Merle Travis, «Dark as a Dungeon»
Hazel Dickens, «Disaster at Mannington Mine»
Myles Horton, «Le avventure di un montanaro ribelle»
Hazel Dickens, «They'll Never Keep Us Down»
«Hazel Dickens: memoria e innovazione»
Hugh e Julia Cowans, «Lontano da Harlan»
Sonny Scott, «Coal Mountain Blues»
Jean Ritchie, «Blue Diamond Mines»
Mike Henson, «Ransack: mettere a sacco la città»
«Un 'romanzo proletario"»
George Lipsitz, «Ci siamo solo noi polli. Le origini di classe del rock and roll»
Alessandro Portelli, «Cristiani che bevono birra. La country music e le ambiguità della cultura operaia in America»
Domenico Cacciapaglia - Patrizio Nissirio, «Hillbillies made in Italy»
Carla Benelli, «Io non ricordo niente, non posso raccontare niente»
«Una donna dell'Agro Romano»
«Un incontro sul campo»
Oscar Gaspari, «"I padroni per noi sono stati dei veri padri", ovvero, "Una massa di militi in piena guerra"»
«La bonifica e la colonizzazione della Pianura Pontina»
Antonello Ricci, «Boys a Viterbo: storie d'intraprendenti osservati e osservatori maldestri»
Appalachia: passato e presente (appendice fotografica