il numero 12/1973

Matteo Guarnaccia,“Anthology”, Edizioni Gariazzo, 2007

E' la prima monografia dedicata all’opera dell’artista Matteo Guarnaccia. Un evento di grande interesse nel campo dell’arte a della comunicazione visiva. Da Milano a Shangrillà, il mondo visto attraverso gli occhi di uno dei maestri dell’arte visionaria internazionale.
Una fastosa raccolta di immagini psicoattive elaborate nel corso di oltre trent’anni, dall’albeggiare della psichedelia sino ai giorni nostri.
Disegni, pitture, collages, design, abiti, tatuaggi, performance, installazioni e body painting che costellano una ricerca solitaria di elegante e radiosa coerenza, permeata da un’inossidabile leggerezza.
 
Il volume, pubblicato da Edizioni Gariazzo, è corredato da testi critici di Albert Hofmann, Claudio Risé, Luca Beatrice, John Sinclair, Wes Wilson, Fabio Treves, Ferruccio Giromini  e altri.
 

Matteo Guarnaccia “Anthology”
Edizioni Gariazzo, Biella
Oltre 300 riproduzioni  
160 pag. a colori + 4 cop.
Formato A4
Copertina stampata su supporto plastico con colori speciali.


INSEKTEN SEKTE (sopra il n. 2/1971)

Di seguito propongo l'esauriente racconto di Matteo Guarnaccia relativo a venticinque anni di pubblicazioni della rivista Insekten sekte, tratto dalla pubblicazione "Fanza italiana", curata da Piermario Ciani ed edita da Arcinova Pordenone, nei primi anni '90.

Verso i quattordici anni, spinto da indecifrabile e ineludibile bisogno ormonale, gironzolando per quello che ai tempi (sessantotto o giù di lì) era considerato il quartiere bohemien milanese, Brera, durante le interminabili discussioni su scienze occulte, anarchismo e storia dell'arte, mi dilettavo a riempire col mio horror vacui vari metri quadri di tovagliolini di carta dei bar.

Presto scoprii che i miei disegnini erano dotati di effetti collaterali non indifferenti sulle persone che assistevano all'operazione. Poi inevitabile arrivava la domanda: "Che, me lo dai?". Così prima ancora che l'inchiostro fosse asciutto i mieì ghìrigori partivano. Fu uno studente d'architettura che aveva trasformato il suo abbaino in uno strabiliante centro di raccolta per sacchi a pelo (con relativi contenuti umani) a consigliarmi di disegnare su carta da lucido, portare poi il foglio da un eliografo e farne più copie, così potevo tenermene una e soddisfare più persone. Mi diede addirittura le prime duecento lire con cui mi precipitai a far stampare la matrice, lasciando interdetto il commesso abituato a mappe catastali e planimetrie di geometri. Di lì a poco me ne andai da casa, incontrai quello che sarebbe diventato il mio compagno d'avventure "on the road", Gary, un americano che, tra le altre sollecitazioni sensoriali, mi introdusse ai cartoni animati degli anni '30 ed ai comix underground. Grazie alla sua intraprendenza i miei disegni eliografati divennero presto la nostra fonte di scambio, baratto, comunicazione e sostentamento.

Nel '70 immerso in piena "Summer of Love" ad Amsterdam, tra barconi alieni, piantagioni pensili, mucche pezzate, raid al Paradiso e deliri vari, vidi scritto su un muro INSEKTEN SEKTE. Il suono e l'insieme di lettere mi intrigò moltissimo e da allora lo aggiunsi a tutti i manifesti... ecco come è venuto fuori questo nome paraesoterico. Solo recentemente ho scoperto che era il nome di un gruppo di artisti provocatori olandesi.

Da allora in poi Insekten Sekte ha continuato ad uscire su e giù per A pianeta come e quando ha potuto, soldi e voglia permettendo, annotando scrupolosamente come in un giornale di bordo astrale tutti gli amori, le albe al fosfospruzzo, le giornate plananti piene di meraviglia, lo stupore, le impudenze selvagge di quella banda di tarantolati che "non potevano stare fermi per la grande gioia che li faceva andare a piedi nudi e danzare per le strade, come in preda ad una luce troppo grande, chissà quale gioia eccessiva".

La creazione di ogni numero era una celebrazione di amore e di amicizia, il foglio lucido poggiato sulle superfici più improbabili: tavolino di bar o assi da cantiere, scatoloni o mobilio di recupero. Assieme a me c'erano sempre altre penne ad aggiungere saluti, storie, pennellate e ditate di bambini, macchie inspiegabili e moscerini kamikaze. Renata, Valerio, Piripacchio, Erik, Enzo, Luciano, Caterina e tutti gli altri di cui non ricordo i nomi, hanno benedetto quei momenti, innaffiati di spuma all'arancia e dondolati dal suono dei pennini sul foglio e dalle combustioni vegetali. Dal '70 al '75 sono usciti 17 numeri, dal piccolo n. 1 (32x37 cm) al mostruoso n. 17 (35x 170 cm) che sono stati realizzati tra Milano, Montedomenico (Ge), Roma, le Alpi austriache, Kabul, Katmandu, Amsterdam e Goa. La tiratura non è assolutamente quantificabile, dato che ogni numero è stato soggetto a moltiplicazione incontrollata; chi voleva prendeva il lucido, lo duplicava a sua volta e ne stampava quanti voleva, dalle dieci alle mille copie (il n. 5 e il n.7 sono stati i best sellers inarrivabili). È bene far presente che la riproduzione eliografica, a parte il raccapricciante odore di ammoniaca, per la sua resa ed economicità (in quei tempi) è stata scelta da altri artisti per diffondere il loro lavoro, nonostante l'effetto collaterale poco gradito dovuto alla scomparsa della stampa se esposta alla luce del sole. Non mi risulta che il procedimento sia stato usato in altri paesi, mentre in Italia, oltre ad Insekten Sekte può contare su altri nobili seguaci. Giò Tavaglione ad esempio, fantastico disegnatore di Mondo Beat pare sia stato il primo. Max Capa col suo leggendario Puzz. Poi due (a)periodici romani disegnati collettivamente da membri delle comuni storiche "Madria" e "Comune n.". Più tardi, nel '73, uscì Tampax di Giulio Tedeschi. Tutti esempi di strabiliante inventiva grafica, della capacità di trarre prodigi da un "mezzo povero". Solo quattro varianti di colore: blu, nero, seppia e magenta; ma in quanto a deliri grafici non avevano nulla da invidiare ai fratelli californiani che potevano permettersi raffinate stampe multicolori, avendo alle spalle la potenza economica del rockbiz.

Tutta questa proliferazione di vibrazioni su carta è stata etichettata come psichedelia e underground dai critici d'arte, divenendo nel corso degli anni un genere "cult", raccogliendo un sempre maggior numero di fedeli ed appassionati (per non dire collezionisti). Nel '77 la galleria Out Off di Milano ha tenuto la prima mostra dedicata ad Insekten Sekte.

Dopo la fase storica c'è stato un letargo durato parecchi anni finché, spinto dall'incessante richiesta, "back by popular demand" e per accompagnare l'uscita del mio libro "Arte Psichedelica e controcultura in Italia", nell'88 produco tre numeri di I.S. (col gentile aiuto di Gigi Marinoni), ancora eliografati e formato manifesto. I quattro numeri successivi sono megalomani e bulimici, perdipiù segnano l'abbandono dell'eliografia (dati i costi) ed il passaggio alla fotocopia. N.23/26, 36 pagine formato A4: si esce dalla stampa under e si entra difilato nel mondo delle fanzine.

Dall'89 nuova metamorfosi, diventa "I.S. Matteo Guarnaccia Psychedelic & Pagan'zine", sottotitolo: ''ciclico, polivalente ad ampio spettro, stati modificati di coscienza, sciamanesimo, misteri cosmici, viaggi interiori ed in metropolitana, modellismo e giardinaggio zen".

16 pagine formato A5, per fans duri! Sino ad oggi inesorabilmente, tempo e pigrizia permettendo, ne sono usciti 46 numeri di cui 20 in fotocopia. La distribuzione lillipuziana è affidata alle ansimanti Poste Italiane e non più al passamano, segno dei tempi. Vi ricompaiono in perfetta salute i fantasmi del passato e gli spiriti futuri Storie e disegni a go-go, grafica psico-attiva e collaborazione apprezzatissime (es. Gianluca Lerici). Vi fa persino capolino il computer, anche se "tutto fatto a mano, senza coloranti e conservanti" rimane una priorità ed un orgoglio della casa.