Qui giovani
Rivista
della Aldo Palazzi editore. Aggiunse il "Qui" davanti al "Giovani" dal
numero 10 del 05/03/70 sino alla sua chiusura che avvenne con il numero
19 del 08/05/74.
Il percorso che verrà preso in esame in questa pagina si limiterà alle
ultime due annate di vita della rivista, 1973 e 1974. Ovvero quando la
coraggiosa direzione di Ruggero Tarantola, fino ad allora caporedattore
e che concretamente iniziò dal n. 41 del 12/10/1972 in sostituzione di
Donatella Palazzi, portò la rivista dal mondo più spensierato,
divertente e normale, per quanto vario e complesso, dei ragazzi e dei
loro idoli, al "mondo reale", all'attualità, con un approfondimento
delle tematiche sociali e culturali. Uno sguardo più aperto sulle
dinamiche giovanili. Una rivista certamente più soddisfaciente per gli
amanti del rock e le sue sfumature.
Vorrei introdurre alla rivista con i punti di vista dell'"underground" partendo dall'articolo presente sulla rivista Il pane e le rose
e la discussione che si è sviluppata di conseguenza su Re nudo numero
26 del marzo 1974 (quando di fatto Qui giovani stava fallendo) di cui
riportiamo l'articolo integrale:
"Il
dibattito che segue è la trascrizione fedele (e quindi un po'
disordinata, ma autentica) di un incontro fra due compagni di Re nudo e
due compagni de Il pane e le rose, un giornale studentesco milanese
nato l'anno scorso intorno ai collettivi politici studenteschi,
l'organizzazione di massa che raduna soprattutto gli studenti di Lotta
continua.
Questo incontro era stato chiesto da Re nudo in seguito ad un articolo
comparso su Il pane e le rose in cui si manifestava una posizione
“estremista” indiscriminata contro tutti l periodici giovanili prodotti
dall'editoria borghese. Il dibattito ha tirato fuori alcune
contraddizioni, anche all'interno de Il pane e le rose. II problema di
fondo era dunque: quale può essere il rapporto fra un giornale di
controcultura e rivoluzionario e giornali come “Qui giovani” e “Ciao
2001”. Secondo noi l'atteggiamento deve essere diverso, posto che ”Qui
giovani” pur essendo commerciale e pieno di contraddizioni, è un
settimanale democratico, mentre “Ciao 2001” è su posizioni
coerentemente conservatrici e qualunquiste; (ha pubblicato persino il
manifesto della destra nazionale sulla benzina).
infatti la tesi per cui i giornali sono solo rivoluzionari o reazionari
— e che anche i giornali con aperture progressiste sono di fatto servi
della reazione perché “recuperatori” — e ormai una posizione che può
trovare credito solo fra vecchi arnesi “consiliar-situazio-comontisti”
su quegli squallidi manifesti che decorano la vecchia Brera. A nostro
avviso posizioni simili non possono trovare spazio in chi agisce
nell'area della sinistra rivoluzionaria raziocinante. Oltretutto
teniamo presente, a conferma di quanto sosteniamo, che una delle
probabili vittime del rimpasto editoriale della Palazzi, sarà proprio
“Qui Giovani” o per lo meno il suo spirito progressista.
Nella seconda parte del dibattito si scivola sul problema “i nostri
giornali e il soggetto politico, rapporto col movimento e le
avanguardie”. Chiarito il ruolo de “Il pane e le rose” viene fuori
ancora una contraddizione illuminante fra i compagni di quel giornale
sul giudizio del ruolo di Re nudo.
Chi, come Luppi, avverte la necessità di un giornale come il nostro,
svincolato dalle organizzazioni anche se in rapporto con esse a
sostenere un lavoro autonomo e unitario di crescita culturale oltreché
politica dalla base e chi, come Giulia, pensa che il nostro ruolo sia
esaurito e che bisogna cedere il passo alle organizzazioni e diventare
quindi “cinghia di trasmissione” culturale di L.C. o di chi per essa.
Re Nudo (Andrea).
Sul vostro numero 4 del giugno '73 avete parlato dei giornali che
definite “della concorrenza borghese”. Crediamo sia utile tornarci un
attimo sopra per la grande diffusione che questi hanno fra iil pubblico
giovane a cui si rivolgono. Il giudizio negativo espresso su Ciao 2001
ci trova ovviamente concordi in quanto fra l'altro ovvio che con un
direttore democristiano ci sia poco da fare, ma invece non concordiamo
sul giudizio ugualmente espresso su Qui Giovani settimanale della
Palazzi, con un direttore magari un po' timoroso (ma come dargli torto
con la situazione attuale della Casa editrice?), antipsichedelico ma
certamente democratico. A proposito di questo giornale scrivevate:
“..dal
momento che le indicazioni che da si limitano al lottare per una scuola
più democratica, per il voto a 18 anni, per i concerti a 1000 anziché
1500 lire e cioè il giornale si muove in una logica e in una
prospettiva tutta riformistica di conquiste graduali, non può essere
altro che uno strumento molto pericoloso nelle mani della borghesia
Illuminata per confondere e recuperare una grossa fetta di giovani
riducendo la loro carica eversiva ad un ruolo di opposizione
democratica; il che non è una grossa modificazione rispetto all'ordine
attuale delle cose, se alla fine chi decide per loro restano i
successori di Scalfaro, i presidi, i datori di lavoro anche se un po'
meno mafiosi, i genitori, gli zii, e i direttori borghesi dei “loro”
giornali.”
Secondo noi questo giudizio è sbagliato e riflette una impostazione
pericolosa, quella cioè che vede la borghesia compatta a “recuperare”
tutto con operazioni illuminate, come se essa non fosse invece lacerata
da contraddizioni al suo interno e come se uno dei nostri compiti non
fosse appunto quello di approfondirle. Secondo me vi dimenticate che il
cosiddetto ruolo di opposizione democratica può essere positivo in
questa fase soprattutto se viene stimolato criticamente, puo arrivare a
lettori the noi non possiamo raggiungere ancora. Naturalmente si tratta
sempre di un giornale borghese, che è quindi parte dell'opposto
schieramento, ma non possiamo accettare la vostra tesi per cui un
giornale riformista è per forza “recuperatore” pericoloso .
II pane e le rose (Luppi).
In effetti sul piano metodologico l'articolo a sbagliato, viene fuori
che un giornale se non è rivoluzionario non si deve leggere o viceversa
che sono da leggere solo i giornali rivoluzionari, cosa che fa a pugni
con la dialettica.... e invece dobbiamo metterci in rapporto dialettico
con giornali come quello proprio perché siamo convinti che gli spunti
più validi che esso offre non possono poi essere affrontati e risolti
alla radice da un giornale democratico che non può mai andare oltre
alla denuncia del problema. Dobbiamo essere noi il soggetto politico in
quanto giornali strumenti di intervento politico.
Re Nudo (Francone).
Bisogna tenere conto anche della differenza che c'e fra un pubblico
qualunquista come quello di "ciao 2001" e i lettori di "qui giovani".
"Ciao 2001" a letto solo per la musica e i concerti, "qui giovani" è
seguito anche per altri argomenti. Voi non avete idea, per esempio, di
quanti lettori di "qui giovani" siano entrati in contatto con noi
attraverso le rubriche e i servizi sull'underground.
Re Nudo (Andrea).
Certo è successo che lettori di Re Nudo abbiano cominciato a leggere
Giovani, se non altro per seguire settimanalmente le nostre vicende, ma
è ben difficile cogliere un qualche aspetto negativo in questo. Non
credo a un processo inverso e cioè che questi giovani vengano
risucchiati in una prospettiva riformista e abbandonino la “via
rivoluzionaria”. Credo piuttosto che un giornale d'informazione
democratica dovrebbe avere più pagine a disposizione.
Prendendo un numero a caso vediamo che le pagine da leggere sono si e
no una decina sulle settanta numerate. II nostro lettore, non leggera
certo tutto. Fara una scelta, una selezione e alla fine leggera non più
di quelle dieci pagine.
Ma sentiamo Giulia che è l'autrice dell'articolo “incriminato”...
Il Pane e le rose (Giulia).
L'articolo ha dei grossi limiti. Ma devo dire che se ci poniamo come
soggetto politico, come strumento d'intervento, dobbiamo intervenire
nei termini di una critica radicale nei confronti di tutti questi
giornali. Sia Ciao 2001 che Giovani. Poi magari tra di noi, tra amici
si può anche dire « però, non male questo articolo di Giovani! ”. Ma
come giornale dobbiamo tenere una posizione diversa, più radicale.
Re Nudo (Andrea).
Mi sembra ci sia una contraddizione fra quello che sosteniamo noi e
anche Luppi e quello che dici tu. Parli ancora di critica radicale
negando che posizioni differenti vadano trattate in modo differente.
Come fai a mettere sullo stesso piano un giornale reazionario con un
giornale con aperture democratiche?
Il Pane e le rose (Luppi).
Si, sarebbe un po' come non vedere la differenza tra sindacato e
sinistra sindacale, tra Lama e Carniti. Anche lotta continua
ultimamente ha incominciato a fare i distinguo. Ferme restando le
differenze di fondo che ci separano da tutta l'editoria borghese, per
singole iniziative o per certi articoli si può e si deve anche prendere
posizione favorevole e non tanto davanti a un fiasco di barbera fra
amici, ma anche sui nostri giornali.
Re Nudo (Andrea).
Prendiamo per esempio la rubrica dello psicologo su "ciao 2001": si fa
della mistificazione e del perbenismo modernizzato, mentre nell'analoga
rubrica su "qui giovani" si attacca per esempio la difesa della
verginità, si dice apertamente che la "penetrazione" non è che uno dei
modi per fare l'amore, insomma si dissacra settimanalmente uno dei tabù
base della nostra società. Beh, tenendo conto di quanto queste rubriche
siano seguite dai più giovani, sarebbe sbagliato non fare una
differenza tra gli effetti deleteri della prima e le spinte positive
che può dare la seconda.
Il Pane e le rose (Giulia).
Ma tutti e due però trattano i vari problemi in modo separato, come se
fossero problemi individuali e non collettivi. Cioè: Io ho questo
problema e lui quello. Oggi esiste questa realtà, poi quest'altra e
cosi via. E peggio ancora non dicono che per risolvere tutti questi
problemi, per cambiare questa realtà ci deve essere una risposta
collettiva che parta da una organizzazione collettiva.
II Pane e le rose (Luppi).
Perché è appunto un giornale borghese, il compito di superare l'ottica
individuate spetta a noi. Cosa possono dire "il pane e le rose" o "re
nudo" di un articolo anche buono di "qui giovani"? Che è positivo, ma
che manca la collocazione di classe, che c'è una separazione fra gli
argomenti, mentre noi riprendendo queste tematiche, diamo una
impostazione collettiva perché siamo e agiamo da marxisti.
Facciamo un esempio: le fughe da casa che avvengono sia nelle famiglie
borghesi che nelle famiglie proletarie. La nostra tendenza dovrà essere
vedere le caratteristiche specifiche che hanno gli episodi nelle
famiglie appartenenti ai due strati sociali e non tanto a vedere
singolarmente perché uno è scappato di casa.
L'indicazione poi non deve essere tanto trovare un modo immediato di
risolvere in positivo la cosa, ma fare sapere perché succedono queste
cose, fare sapere che tanti studenti scappano di casa. Non quindi
affidarsi al buon senso di redazione e cercare di risolvere, ma invece
presentare in modo radicalizzato gli' argomenti, poi saranno gli
organismi politici a riprenderli. Per esempio qui a Milano all'Ottavo
liceo, durante l'occupazione, hanno fatto i collettivi sulla famiglia.
Noi di questo parliamo per generalizzare, per far conoscere non tanto
per risolvere. Il Pane e le Rose deve diventare uno strumento
organizzativo di uno strato sociale (gli studenti), quindi deve
riconoscere nelle associazioni degli studenti le strutture
organizzative che dovranno dare le indicazioni e che faranno i passi
necessari per risolvere i problemi. Non ci dobbiamo quindi sostituire
ad esse.
Il Pane e le Rose (Giulia).
Sono d'accordo su questo e in Re Nudo vedo proprio questa
contraddizione: R.N. fa un'azione di stimolo su festival, centri di
controcultura ecc. che dovrebbe portare all'organizzazione di questi
problemi. Ma non è possibile organizzare la gente su queste tematiche!
Prima fai l'analisi delle classi, poi parti dalle contraddizioni
materiali. Noi interveniamo nella scuola perché è un momento di
aggregazione dove puoi fare una pratica politica. Mentre se ti rivolgi
ai proletari della cintura, è molto più difficile perché magari
finiscono nelle fabbrichette dove non ci sono lotte. Ouindi i problemi
sovrastrutturali devono essere legati ad una organizzazione
complessiva. La vostra contraddizione quindi che non essendo
un'organizzazione complessiva...
Re Nudo (Andrea).
Non abbiamo sbocco, è questo che vuoi dire? Non riconoscendo in nessuna
"organizzazione complessiva" un valido punto di riferimento globale,
allora non abbiamo autonomamente alcun ruolo da svolgere sul fronte
specifico della cultura in questa fase?
Il Pane e le Rose (Giulia).
Avete avuto un ruolo di stimolo, proposizione di problemi ecc. A questo
punto il ruolo a esaurito. La parola tocca adesso alle avanguardie
complessive.
Il Pane e le Rose (Luppi).
No, non vedo questa contraddizione. Non è detto che il compito di tutti
sia organizzare. L'indicazione giusta per Re nudo, che del resto già
esprime nelle sue attuali linee di tendenza è rappresentata da una
maggiore attenzione al rapporto organico con il soggetto storico
rivoluzionario per esempio mettere in evidenza le contraddizioni che
esistono all'interno del processo di acquisizione di nuovi valori
evitando magari come nel vecchio Re Nudo di semplificare al massimo
(sesso libero la cui acquisizione a magari immediata per qualche
studente o hippy ma molto meno per un proletario a cui la cosa è
proposta in sostanza come punto di riferimento utopico...) d'altra
parte è difficile in questa fase dare delle critiche indicazioni a Re
Nudo, perché vengono fuori da delle critiche che avete già fatto vostre
e superate...
II problema è che effettivamente Lotta Continua o chi per essa riescano
a produrre analisi di classe su questo. Le organizzazioni politiche
vedono ancora gli strati sociali (studenti-operai-impiegati) abbastanza
in modo separato. I momenti di produzione culturale tipo i Circoli
Ottobre valgono solo parzialmente perché saltano questo problema delle
idee e degli strumenti nuovi.
Re Nudo. Grazie, allora andiamo avanti... |